giovedì 29 settembre 2011

La morale sessuale cattolica.

Perché una ragazza innamorata di un ragazzo non riesce a vivere in modo sereno e pieno la propria relazione? La risposta è "il cristianesimo". 
Ecco come la religione entra nel subconscio delle persone, creando dubbi, paranoie, ostacoli astrattamente insormontabili nella mente di una povera ragazza credente, fino a condurla verso un aut-aut a dir poco sconfortante. 

E se si lasciasse andare? E se godere appieno delle emozioni, anche fisiche, non fosse peccato? Siamo spiacenti ma la religione è imprenscindibile. Sta al buon senso dei credenti, professarsi tali e poi fare ti testa loro, abbandonando stupidi dettami religiosi e quel senso di colpa che pervade ogni cosa. La scelta di avere o meno rapporti sessuali dovrebbe essere assolutamente personale e in nessun modo influenzata da fattori esterni, in primis la religione, ma...

Vi lascio con la lettera della ragazza e la risposta (vaga e confusa) del prete che dovrebbe aiutarla a risolvere i suoi dubbi e confortarla nelle sue insicurezze.




Colloqui col padre – La lettera della settimana
(Famiglia Cristiana n°6, 6 Febbraio 2011)


Ho diciott’anni, educata ai valori cristiani dai miei genitori. Ciò nonostante, ho una gran confusione su un tema, ancora oggi, considerato tabù: il sesso. Sebbene tutti lo neghino. I comandamenti ci dicono di non commettere “atti impuri”. La Chiesa ci ammonisce di non avere rapporti prematrimoniali. Ma se il mio ragazzo, più grande di me e credente pure lui, mi chiede di “coccolarlo”, perché così si sente amato, che devo fare? Per  “coccole” non intende solo bacetti o abbracci. Ma qualcosa di più.
Un dottore molto conosciuto negli Usa, Gary Chapman, parla di cinque linguaggi dell’amore nella coppia per far sentire una persona amata: parole di rassicurazione, momenti speciali, doni, gesti di servizio, contatto fisico. A quanto dice questo dottore, se il linguaggio principale del mio ragazzo è il contatto fisico e noi non facciamo l’amore, lui non si sentirà amato. Ci sarebbe una soluzione: sposarlo a diciott’anni. Ma io non sono affatto pronta a questo importante passo.
Non mi fraintenda. Non sto chiedendo una legittimazione ai rapporti prematrimoniali. Credo nella verginità fino al matrimonio, ma mi trovo in difficoltà. La mia educazione cristiana stride con la realtà che mi trovo di fronte. E sta rovinando il mio rapporto di coppia. I preti ai quali mi sono rivolta non hanno saputo aiutarmi. Per me è una questione complessa. Detta senza peli sulla lingua: secondo i comandamenti non dovrei “sollecitare” il mio moroso e non commette “atti impuri”. Perché sarebbe solo auto soddisfacimento e non amore.
Secondo la Chiesa, i rapporti dovrebbero esserci dopo il matrimonio. Solo allora è un donarsi, che ha significato. Per rendere felice l’altro, dovrei andare contro i miei valori? Ne ho parlato con il mio ragazzo più volte, ma non capisce. Per lui non è, poi, così grave volere le coccole e fare l’amore con me.
Dopo l’ultima volta che ne abbiamo parlato, ha cominciato a evitarmi. Mi ha detto che non riusciva più a starmi vicino. La mia coscienza e il mio cuore mi dicono che l’amore è qualcosa di più alto. Ma non vorrei cadere nell’errore di credere a un amore ideale e non reale. Quello che io sento è che lui ama il piacere, non me. Qual è la cosa giusta?
Una diciottenne


L’amore di coppia è una realtà che ha più dimensioni. Non è riducibile a una sola di esse. È eros, cioè istinto, sentimento, passione. È amicizia, cioè benevolenza. Ma è anche carità (in greco agape), cioè amore ablativo. Non sono tre amori, ma tre dimensioni distinte e unite. Quando si separano l’una dall’altra, si ha una caricatura. In ogni caso, una forma riduttiva dell’amore. Così insegna Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est. La stessa visione espressa anche da Paolo VI, quando ricordava che l’amore coniugale è sensibile e spirituale insieme. Non c’è l’uno senza l’altro.
In questa visione multidimensionale, è interessante anche il pensiero di Gary Chapman, da te citato. Lo scrittore e saggista australiano, conosciuto in Italia per le sue pubblicazioni, scrive che l’amore di coppia ha cinque linguaggi. Di conseguenza, se il linguaggio principale è solo il “contatto fisico”, si ha una caricatura dell’amore. Il problema non è come rispondere a un linguaggio del genere, ma di farlo evolvere. Così che recuperi le altre quattro forme d’espressione. Il solo “contatto fisico” non crea alcuna relazione interpersonale.
Ma questo, purtroppo, è quanto si verifica nella società occidentali. Dove non soltanto si pratica,ma si teorizza la separazione tra eros e amore. Tra il linguaggio fisico e gli altri quattro linguaggi, per dirla con Gary Chapman. Da qui lo slogan “sesso libero”. E, in presenza dell’Aids, “sesso sicuro”. La sessualità è ridotta a merce, con la stessa logica dell’”usa e getta”. È da questa mentalità e prassi che deriva quel diffuso disorientamento che coinvolge soprattutto le giovani generazioni.
È necessario che i giovani si rendano conto dei forti condizionamenti dei mass media e della cultura dominante. Col rischio di non agire più con la propria testa. Non solo non si comportano secondo quanto è insegnato dalla famiglia, dalla parrocchia, ma nemmeno secondo quanto vorrebbero decidere loro stessi. In base alla loro coscienza. Così, facilmente la contraddicono. Si adattano. Seguono la logica del gruppo o del più forte, accumulando disagio e insoddisfazione.
Per non essere condizionati e contrastare i modelli negativi, è necessario maturare forti convinzioni personali. E acquisire un sufficiente senso critico, per poter discernere ciò che è bene e ciò che è male. Quello che aiuta a crescere e maturare e ciò che impedisce il vero amore.
Il riferimento alla comunità cristiana è importante per formare la coscienza. È necessario, però, conoscere il pensiero ufficiale della Chiesa. E non affidarsi a dichiarazioni improvvisate e superficiali. Non mancano testi autorevoli, come il Catechismo dei giovani curato dalla Cei. Testi che non si limitano a riportare le norme morali contro l’autoerotismo o i rapporti prematrimoniali, ma ne indicano il senso ola finalità. Il fine della moralità consiste nel segnalare i comportamenti che favoriscono o, al contrario impediscono la crescita della persona e delle relazioni interpersonali.
Il traguardo della formazione umana, che non è mai compiuta, consiste nel passare dall’amore egoista, che considera tutto in funzione di sé stessi, all’amore oblativo che sa offrirsi all’altro. Che va considerato sempre come un fine. mai come uno strumento di cui servirsi per il proprio interesse. O piacere.                                                                




Don Antonio Sciortino

mercoledì 28 settembre 2011

La saggezza del non cattolico...




Le 18 regole di vita del Dalai Lama


1) Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.

2) Quando perdi, non perdere la lezione.

3) Segui sempre le tre "R": Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni.

4) Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.

5) Impara le regole, affinchè tu possa in frangerle in modo appropriato.

6) Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.

7) Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.

8) Trascorri un po' di tempo da solo ogni giorno.

9) Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.

10) Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.

11) Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.

12) Un'atmosfera amorevole nella tua casa deve essere il fondamento della tua vita.

13) Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.

14) Condividi la tua conoscenza. È un modo di raggiungere l'immortalità.

15) Sii gentile con la Terra.

16) Almeno una volta l'anno, vai in un posto do ve non sei mai stato prima.

17) Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l'uno dell'altro.

18) Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.

giovedì 15 settembre 2011

Uccidere e abortire





Recentemente si è avuta una reazione contro il razzismo e il patriottismo e una tendenza a fare oggetto dei nostri sentimenti di solidarietà l'intera specie umana. Questo allargamento del bersaglio del nostro altruismo ha un corollario interessante, che di nuovo sembra appoggiare l'idea del «bene della specie» nell'evoluzione. I cultori dell'ideologia liberale, che sono normalmente i più convinti assertori dell'etica della specie, aborriscono coloro che sono andati un po' oltre nell'allargare il loro altruismo, fino a comprenderne altre specie. Se dico che sono più interessato a impedire il massacro delle balene di quanto non lo sia al miglioramento delle abitazioni della gente, è probabile che qualcuno dei miei amici ne rimarrebbe sconvolto. 

La sensazione che i membri della propria specie meritino una considerazione morale speciale rispetto ai membri di altre specie è antica e profonda. L'uccisione di un essere umano in tempo di pace è considerata come il crimine più grave e l'unica cosa più severamente proibita dalla nostra cultura è il cannibalismo (anche di persone già morte per altre cause). Invece, mangiamo con piacere membri di altre specie e, mentre molti di noi aborrono l'esecuzione capitale, anche di persone che hanno commesso i crimini più orrendi, guardiamo tranquillamente uccidere senza processo animali ben poco dannosi. Peggio ancora, uccidiamo membri di altre specie innocue per ricreazione e divertimento. 

Un feto umano, che ha sentimenti quanti ne può avere un'ameba, gode di una venerazione e di una protezione legale molto maggiore di quella che viene concessa a uno scimpanzé adulto. Eppure la scimmia sente, pensa e - secondo recenti prove sperimentali - può essere anche capace di imparare una sorta di linguaggio umano. Il feto appartiene alla nostra specie e per questo motivo automaticamente riceve privilegi e diritti speciali. 

Se sia possibile porre l'etica dello «specismo», per usare il termine di Richard Ryder, su di un terreno logico più saldo di quello del «razzismo» proprio non saprei. Quello che so è che non ha basi reali in biologia evolutiva.

mercoledì 14 settembre 2011

Sui preti...



L'italiano è infido, bugiardo, vile, traditore, si trova più a suo agio col pugnale che con la spada, meglio col veleno che col farmaco, viscido nella trattativa, coerente solo nel cambiar bandiera a ogni vento - e ho visto che cosa è accaduto ai genearli borbonici non appena sono apparsi gli avventurieri di Garibaldi e i generali piemontesi.

È che gli italiani si sono modellati sui preti, l'unico vero governo che abbiano mai avuto da quando quel pervertito dell'ultimo imperatore romano è stato sodomizzato dai barbari perché il cristianesimo aveva fiaccato la fierezza della razza antica.

I preti...Come li ho conosciuti? A casa del nonno, mi pare, ho il ricordo oscuro di sguardi fuggenti, dentature guaste, aliti pesanti, mani sudate che tentavano di accarezzarmi la nuca. Che schifo. Oziosi, appartengono alle classi pericolose, come i ladri e i vagabondi. Uno si fa prete o frate solo per vivere nell'ozio, e l'ozio è garantito dal loro numero. Se i preti fossero, diciamo, uno su mille anime, avrebbero talmente da fare che non potrebbero starsene in panciolle mangiando capponi. E tra i preti più indegni il governo sceglie i più stupidi, e li nomina vescovi.

Cominci ad averli intorno appena nato quando ti battezzano, li ritrovi alla scuola, se i tuoi genitori sono stati così bigotti da affidarti a loro, poi c'è la prima comunione, e il catechismo, e la cresima; c'è il prete il giorno del tuo matrimonio a dirti cosa devi fare in camera, e il giorno dopo la confessione a chiederti quante volte lo hai fatto per potersi eccitare dietro la grata. Ti parlano con orrore del sesso ma tutti i giorni li vedi uscire da un letto incestuoso senza neppure essersi lavati le mani, e vanno a mangiare e bere il loro signore, per poi cacarlo e pisciarlo.

Ripetono che il loro regno non è di questo mondo, e mettono le mani su tutto quello che possono arraffare. La civiltà non raggiungerà la perfezione finché l'ultima pietra dell'ultima chiesa non sarà caduta sull'ultimo prete, e la terra sarà libera da quella genia.

I comunisti hanno diffuso l'idea che la religione sia l'oppio dei popoli. È vero, perché serve a tenere a freno le tentazioni dei sudditi, e se non ci fosse la religione ci sarebbe il doppio di gente sulle barricate, mentre nei giorni della Comune non erano abbastanza, e si è potuto farli fuori senza troppo attendere. Ma dopo che ho udito quel medico austriaco parlare dei vantaggi della droga colombiana, direi che la religione è anche la cocaina dei popoli, perché la religione ha spinto e spinge alle guerre, ai massacri degli infedeli, e questo vale per cristiani, musulmani e altri idolatri, e se i negri dell'Africa si limitavano a massacrarsi tra di loro, i missionari li hanno convertiti e li hanno fatti diventare truppa coloniale, adattissima a morire in prima linea, e a stuprare le donne bianche quando entrano in una città. Gli uomini non fanno mai il male così completamente ed entusiasticamente come quanto lo fanno per convinzione religiosa.

lunedì 12 settembre 2011

L'influenza distruttiva del gothic





Leggi l'articolo:
"L'influenza distruttiva del gothic"

dal sito Centro Culturale Comunità di San Giorgio











Lettera di risposta
di Giulia Vanda Zennaro






Ho letto il vostro articolo sul Gothic. 
Premetto che non appartengo a nessun tipo di sottocultura demenziale (compresa la vostra) e penso di poter essere abbastanza obiettiva sull'argomento. 

Conosco tantissime persone che vestono lo stile Goth, e sono persone splendide; alcune di esse addirittura cristiani praticanti. Non ho mai sentito di gente sana di mente che, vicina alla cultura goth, abbia ammazzato qualcuno o fatto del male a chicchessia, incluso sè stesso. Chi uccide, uccide perchè malato di mente, non perchè goth. 
Certo, molti gruppi goth inneggiano a Satana, alle streghe, ai rituali pagani; ma ciò non significa che una persona sana debba  credere a tutto ciò che gli viene detto (come fanno invece i cirstiani). Molti scrittori autorevoli hanno dedicato le loro opere a Satana, a divinità ancestrali pagane e hanno descritto scene apocalittiche con rituali di sangue; ma tutto ciò appartiene al regno della fantasia, non è certo un'istigazione a delinquere. 

Chi ascolta musica goth e uccide, lo fa perchè incapace di discernere il bene dal male, perchè esaltato, perchè fondamentalmente malato di realtà virtuale, perchè non sa capire il confine tra realtà e fantasia. E in questo anche voi, cari cristiani, avete le vostre colpe. 
Voi avete diffuso il vostro credo basato su fatti improbabili quali una resurrezione, la transustanziazione, i miracoli e i santi che sentono le voci. E' anche colpa vostra se i giovani non sanno più distinguere la realtà dalla fantasia. 
E nemmeno voi potete dire di non avere le mani sporche di sangue. Per ogni innocente ucciso da un esaltato nerovestito, ce ne sono mille massacrati legalmente dalla Chiesa nei secoli passati, uccisi dall'Inquisizione (anch'essi vestiti di nero). 

Quindi, non abbiate fretta di puntare il dito verso la musica, unica santa innocente nel mondo che anche voi avete contribuito a rendere folle con i vostri dogmi: la colpa non è della musica, dell'abbigliamento, dei gusti sessuali (tralasciamo la vostra omofobia, che meriterebbe una denuncia); la colpa è del cortocircuito della mente, che colpisce chiunque, cristiani come satanisti. 
Anche in quest'epoca ormai libera dall'Inquisizione, i cristiani integralisti uccidono e discriminano in nome del loro dio, che è per forza meglio degli altri o di un sano ateismo, che non ammazza una mosca. Dovreste vergognarvi, uscire dal vostro guscio e imparare davvero a stare con la gente, come faceva Gesù, che sicuramente non avrebbe mai sputato in faccia a un omosessuale, a un ragazzo disagiato e confuso dalla realtà virtuale, ad un ateo. 

Voi invece vi professate cultori della verità, senza conoscere, senza volerlo fare: quanti gay conoscete? Io tanti. Sono persone normalissime, fantastiche in alcuni casi: le devianze, quando ci sono, non sono dovute alla loro sessualità, ma a malattie mentali che hanno mille possibili spiegazioni, non solo quella, rassicurante, che TUTTI i gay sono malvagi. Uscite di casa, andate a conoscere la gente, dimenticatevi per un giorno del vostro dio: non vi fluminerà dal cielo se proverete a capire. 
E' proprio questo che volete impedirci di fare, di capire e di ragionare. Ma noi non ci faremo convincere da nulla prima di averlo conosciuto. E non ci avrete, perchè noi, persone tolleranti e progressiste, dotate di senso critico e cultura, non vogliamo mescolarci ai razzisti, agli intolleranti come voi.

Credo di essere stata corretta nei vostri confronti, e perdonate chi esprime le mie stesse idee infarcendole di insulti: ma a volte siamo talmente esasperati da questa continua caccia alle streghe, siano esse goth, atee, punk o lesbiche, che non possiamo che gridare a Dio, Allah o il semplice cielo infinito un pò di giustizia.

Distinti saluti, Giulia

venerdì 9 settembre 2011

Pulvis eris et 'musica' reverteris





Ecco cosa si sono inventati alla Andvinyly, un’impresa inglese che offre un servizio piuttosto insolito. La ditta permette infatti di stampare su vinile le ceneri dei defunti cremati. Il dischi possono anche essere ulteriormente personalizzati (come se non bastasse) con della musica a proprio piacimento. 
Ecco le regole, secondo quanto il  sito della società (da vedere) riporta:
1: Indicaci il luogo dove desideri ricevere questo servizio e verificheremo la fattibilità
2: Indica un membro della tua famiglia o un delegato che ti accompagnerà (le tue ceneri) alla stampa dei tuoi dischi
3: Decidi l’audio e la copertina
4: Supervisiona la preparazione dell’originale del tuo audio
5: Ricevi una copia campione del disco con audio e copertina
6: Muori
7: Fatti cremare
8: In membro della tua famiglia o un delegato sarà presente alla stampa dei tuoi dischi
9: I destinatatari da te scelti riceveranno una copia dei tuoi dischi
10: Vivi per sempre nei solchi dei tuoi dischi
Si accettano anche parti del corpo (cremate).
Nota: sebbene il sito riporti un linguaggio scherzoso, tutti i nostri servizi sono condotti con estremo rispetto e cura.
Servizio standard con 30 vinili inclusi: 3.000 sterline.

Dopo questa, le abbiamo sentite proprio tutte.

Articolo preso da Metalitalia

giovedì 8 settembre 2011

Credere é l'arte di sopravvivere





«Voglio che convochi tutto il suo talento e che si dedichi anima e corpo per un anno a lavorare alla storia più grande che abbia mai creato: una religione.»
Non potei far altro che scoppiare a ridere.
«Lei è completamente pazzo. È questa la sua offerta? È questo il libro che vuole che scriva?»
Corelli annuì sereno.
«Ha sbagliato scrittore. Io non so nulla di religione.»
«Non si preoccupi di questo. Io sì. Non cerco un teologo. Cerco un narratore. Sa cos'è una religione, Martín, amico mio?»
«A stento ricordo il Padre Nostro.»
«Una preghiera bella e ben fatta. Poesia a parte, una religione è un codice morale che si esprime mediante leggende, miti o qualunque tipo di artefatto letterario al fine di istruire un sistema di credenze, valori e norme con i quali regolare una cultura o una società.»
«Amen» replicai.
«Come per la letteratura o qualunque atto comunicativo, a conferire efficacia è la forma e non il contenuto» continuò Corelli.
«Mi sta dicendo che in pratica una dottrina è un racconto?»
«Tutto è racconto, Martín. Quello che crediamo, quello che conosciamo, quello che ricordiamo e perfino quello che sognamo. Tutto è racconto, narrazione, una sequenza di eventi e personaggi che comunicano un contenuto emotivo. Un atto di fede è un atto di accettazione, accettazione di una storia che ci viene raccontata. Accettiamo come vero solo quello che può essere narrato. Non mi dica che l'idea non la tenta?»
«No.»
«Non la tenta creare una storia per la quale gli uomini siano capaci di vivere e morire, di uccidere e farsi uccidere, di sacrificarsi e condannarsi, di offrire la propria anima? Quale sfida più grande per il suo mestiere che creare una storia tanto potente da trascendere la finzione e diventare verità rivelata?»

[...]

«Poco fa, mentre l’aspettavo, mi sono reso conto che noi due abbiamo in sospeso una piccola conversazione retorica. Prima ce ne sbarazziamo, prima arriveremo al dunque» disse. «Mi piacerebbe cominciare chiedendole cos’è per lei la fede.»
Esitai qualche istante. «Non sono mai stato una persona religiosa. Più che credere o non credere, ho dei dubbi. Il dubbio è la mia fede.»
«Molto prudente e molto borghese. Ma mettendo palloni in fallo laterale non si vince la partita. Per quale motivo, secondo lei, credenze di ogni tipo compaiono e compaiono nel corso della storia?»
«Non lo so. Credo per fattori sociali, economici o politici. Lei parla con uno che ha smesso di andare a scuola a dieci anni. La storia non è il mio forte.»
«La storia è l’immondezzaio della biologia, Martín.»
«Il giorno in cui hanno spiegato questo argomento forse non ero a scuola.»
«Questa lezione non viene impartita nelle aule, Martín. Ce la impartiscono la ragione e l’osservazione della realtà. Ma nessuno vuole impararla, perciò è quella che dobbiamo imparare meglio per svolgere bene il nostro lavoro. Ogni opportunità di fare un affare nasce dall’incapacità degli altri di risolvere un problema semplice e inevitabile.»
«Parliamo di religione o di economia?»
«Scelga lei la terminologia.»
«Se capisco bene, lei suggerisce che la fede, l’atto di credere in miti o ideologie o leggende sovrannaturali, è una conseguenza della biologia.»
«Né più né meno.»
«Una visione piuttosto cinica per un editore di testi religiosi» notai.
«Una visione professionale e spassionata» specificò Corelli.
«L’essere umano crede come respira, per sopravvivere.»
«Questa teoria è sua?»
«Non è una teoria, è una statistica.»
«Mi viene in mente che almeno tre quarti del mondo non sarebbero d’accordo con questa affermazione» osservai.
«Naturalmente. Se fossero d’accordo, non sarebbero potenziali credenti. Nessuno può venire davvero convinto di quello in cui non ha bisogno di credere per un imperativo biologico.»
«Allora secondo lei è nella nostra natura vivere nell’inganno?»
«Sopravvivere è nella nostra natura. La fede è una risposta istintiva ad aspetti dell’esistenza che non possiamo spiegare in altro modo: il vuoto morale che percepiamo nell’universo, la certezza della morte, il mistero dell’origine delle cose o il senso della nostra vita, o la sua assenza. Sono aspetti elementari e di straordinaria semplicità, ma i nostri stessi limiti ci impediscono di rispondere in modo univoco a queste domande e per questo generiamo, come difesa, una risposta emotiva. È pura e semplice biologia.»
«Secondo lei, allora, tutte le fedi e gli ideali sarebbero solo una finzione.»
«Qualsiasi interpretazione o osservazione della realtà lo è. In questo caso, il problema sta nel fatto che l’uomo è un animale morale abbandonato in un universo amorale e condannato a un’esistenza finita e senza altro significato che quello di perpetuare il ciclo naturale della specie. È impossibile sopravvivere in uno stato prolungato di realtà, almeno per un essere umano. Passiamo una buona parte della nostra vita a sognare, soprattutto quando siamo svegli. Come le dicevo, semplice biologia.»
Sospirai.


(tratto da "Il Gioco dell'Angelo" di Carlos Ruiz Zafon)

lunedì 5 settembre 2011

La teologia della tristezza.

Leggi prima la lettera

La teologia della tristezza di Alessandro Baoli







La blogosfera laica nei giorni scorsi ha riportato e variamete commentato la lettera di un anonimo lettore del settimanale Famiglia Cristiana al suo direttore, lettera che ha per oggetto (oggetto il cui interesse in questa circostanza è relativo) l’omosessualità. Nella lettera – non ha importanza se vera o no, perché comunque verosimile – un padre racconta al direttore del settimanale, don Antonio Sciortino, i propri travagli con il figlio dichiaratosi omosessuale, e con la moglie, accidentalmente catechista, che rifiuta sia il figlio che il marito; imputando indirettamente a quest’ultimo gran parte della ‘colpa’ per l’orientamento affettivo del figlio e la convivenza di questi col compagno. Una tragedia familiare.
Segue la risposta di don Sciortino: risposta intonata col solito pietismo, a metà tra la sottile ferocia verso le diversità (inevitabilmente, perché derivante dai documenti ufficiali del Magistero) e un invito assai generico all’umana comprensione e all’amore cristiano verso le creature di Dio, a maggior ragione se si tratta di un figlio. In sostanza, se «… non si è responsabili della condizione omosessuale, lo stesso non si può dire dei comportamenti. Sia pure con tutti i condizionamenti interni ed esterni che esistono». Un ritornello che conosciamo bene, e che è quello che lega mani e piedi al credente e gli impedisce di vedere e accettare il mondo per quello che è.
Però l’oggetto della questione, come dicevamo, poteva essere anche un altro, per questo non ci interessa se non marginalmente; quello che va rilevato invece è quell’alone di tristezza che pervade sia la lettera che la risposta: ciò che il lettore recepisce dal confronto tra il padre di famiglia e il prete-direttore di giornale, infatti, è quella cappa di cupa rassegnazione, una triste resa di fronte alla spietatezza del dogmatismo che è la vera sostanza della fede, e che va anteposto (tratto tipicamente cattolico) pure al diritto alla realizzazione e alla felicità della persona; quell’ottuso e antiquato dogmatismo che in molti campi ha dato vita a una vera e propria teologia della tristezza. Come se l’obbedienza ideologica del credente fosse ineluttabile, spinta fino nell’intimo della sua vita, senza possibilità di salvezza, senza scampo. Una fabbrica di malinconici perdenti, ansiosamente e perennemente tesi nel tracciare – dietro indicazione, anzi, su ordine superiore – la linea di confine tra un ideale piccolo mondo cattolico e la vastità dei minacciosi ‘nemici’; forse minacciosi ma certo liberi dalla castrazione di quel dogmatismo cieco.
Dispiace – altro dettaglio – anche perché Famiglia Cristiana (settimanale dei paolini, branca ecclesiale che ha in mano il grosso del’informazione e divulgazione religiosa) è un giornale non totalmente reazionario, ma persino “estremista”, se comparato al grosso della pubblicistica cattolica; perché di tanto in tanto – sui temi legati al sociale – si è occupata di smascherare alcune incongruenze del corrotto sistema di potere che sostiene – e ne è sostenuto – una altrettanto intellettualmente e moralmente corrotta Chiesa, che tradizionalmente appoggia governi che della tanto celebrata e idealizzata famiglia, per esempio, hanno sempre fatto strame (“può un cieco condurre un altro cieco? o non cadranno entrambi in un fosso?” Lc 6, 39-42). Ricevendo – il settimanale – in cambio i feroci attacchi della casta della politica.
Invece, come questa vicenda contribuisce a dimostrare, spesso sul piano teologico Famiglia Cristiana si perde, e non va più avanti del consueto conformismo, alimentando la sopra citata teologia della tristezza.
Chissà se prima o poi don Sciortino accetterà la sfida della modernità, e riuscirà ad esprimersi – tirando fuori un po’ di coraggio – secondo quello che è il comune sentire del grosso della “base” più avanzata dei cattolici. Che vivono nel mondo, invece che rinchiusi nei lussuosissimi palazzi d’oltretevere: basterebbe ascoltarli più spesso.

sabato 3 settembre 2011

Presentazione

Ciao!


Evvaiii! Il mio primo post!


Ok, spieghiamo un po' di cosette.


Questo blog è nato per raccogliere tutto il materiale presente nella pagina Facebook di 'Bibbia Eretica a Fumetti'. Perché l'ho creato? Per due motivi essenzialmente:
1. avere un appoggio esterno a Facebook in caso di ban o problemi vari;
2. pubblicare contenuti visibili e consultabili anche per chi non è iscritto a Facebook.


Sicuramente le potenzialità di un blog sono di gran lunga superiori a quelle di Facebook, pertanto non escludo che in futuro mi occuperò maggiormente del primo.


Potete trovare sulla sinistra i link agli album di immagini, che tanto hanno reso famosa la pagina. Sulla destra invece, sono presenti i link ai video del canale YouTube che ho creato; questa sezione è ancora scarna, ma con il tempo ho intenzione di rimpolparla a dovere, soprattutto con l'aiuto di voi fans.


La sezione 'Post' è ancora vuota, ma l'intenzione è quella di pubblicare nel blog le notizie, le note e quant'altro saranno pubblicate nella pagina Facebook.


Buona esplorazione!
L'admin