giovedì 29 settembre 2011

La morale sessuale cattolica.

Perché una ragazza innamorata di un ragazzo non riesce a vivere in modo sereno e pieno la propria relazione? La risposta è "il cristianesimo". 
Ecco come la religione entra nel subconscio delle persone, creando dubbi, paranoie, ostacoli astrattamente insormontabili nella mente di una povera ragazza credente, fino a condurla verso un aut-aut a dir poco sconfortante. 

E se si lasciasse andare? E se godere appieno delle emozioni, anche fisiche, non fosse peccato? Siamo spiacenti ma la religione è imprenscindibile. Sta al buon senso dei credenti, professarsi tali e poi fare ti testa loro, abbandonando stupidi dettami religiosi e quel senso di colpa che pervade ogni cosa. La scelta di avere o meno rapporti sessuali dovrebbe essere assolutamente personale e in nessun modo influenzata da fattori esterni, in primis la religione, ma...

Vi lascio con la lettera della ragazza e la risposta (vaga e confusa) del prete che dovrebbe aiutarla a risolvere i suoi dubbi e confortarla nelle sue insicurezze.




Colloqui col padre – La lettera della settimana
(Famiglia Cristiana n°6, 6 Febbraio 2011)


Ho diciott’anni, educata ai valori cristiani dai miei genitori. Ciò nonostante, ho una gran confusione su un tema, ancora oggi, considerato tabù: il sesso. Sebbene tutti lo neghino. I comandamenti ci dicono di non commettere “atti impuri”. La Chiesa ci ammonisce di non avere rapporti prematrimoniali. Ma se il mio ragazzo, più grande di me e credente pure lui, mi chiede di “coccolarlo”, perché così si sente amato, che devo fare? Per  “coccole” non intende solo bacetti o abbracci. Ma qualcosa di più.
Un dottore molto conosciuto negli Usa, Gary Chapman, parla di cinque linguaggi dell’amore nella coppia per far sentire una persona amata: parole di rassicurazione, momenti speciali, doni, gesti di servizio, contatto fisico. A quanto dice questo dottore, se il linguaggio principale del mio ragazzo è il contatto fisico e noi non facciamo l’amore, lui non si sentirà amato. Ci sarebbe una soluzione: sposarlo a diciott’anni. Ma io non sono affatto pronta a questo importante passo.
Non mi fraintenda. Non sto chiedendo una legittimazione ai rapporti prematrimoniali. Credo nella verginità fino al matrimonio, ma mi trovo in difficoltà. La mia educazione cristiana stride con la realtà che mi trovo di fronte. E sta rovinando il mio rapporto di coppia. I preti ai quali mi sono rivolta non hanno saputo aiutarmi. Per me è una questione complessa. Detta senza peli sulla lingua: secondo i comandamenti non dovrei “sollecitare” il mio moroso e non commette “atti impuri”. Perché sarebbe solo auto soddisfacimento e non amore.
Secondo la Chiesa, i rapporti dovrebbero esserci dopo il matrimonio. Solo allora è un donarsi, che ha significato. Per rendere felice l’altro, dovrei andare contro i miei valori? Ne ho parlato con il mio ragazzo più volte, ma non capisce. Per lui non è, poi, così grave volere le coccole e fare l’amore con me.
Dopo l’ultima volta che ne abbiamo parlato, ha cominciato a evitarmi. Mi ha detto che non riusciva più a starmi vicino. La mia coscienza e il mio cuore mi dicono che l’amore è qualcosa di più alto. Ma non vorrei cadere nell’errore di credere a un amore ideale e non reale. Quello che io sento è che lui ama il piacere, non me. Qual è la cosa giusta?
Una diciottenne


L’amore di coppia è una realtà che ha più dimensioni. Non è riducibile a una sola di esse. È eros, cioè istinto, sentimento, passione. È amicizia, cioè benevolenza. Ma è anche carità (in greco agape), cioè amore ablativo. Non sono tre amori, ma tre dimensioni distinte e unite. Quando si separano l’una dall’altra, si ha una caricatura. In ogni caso, una forma riduttiva dell’amore. Così insegna Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est. La stessa visione espressa anche da Paolo VI, quando ricordava che l’amore coniugale è sensibile e spirituale insieme. Non c’è l’uno senza l’altro.
In questa visione multidimensionale, è interessante anche il pensiero di Gary Chapman, da te citato. Lo scrittore e saggista australiano, conosciuto in Italia per le sue pubblicazioni, scrive che l’amore di coppia ha cinque linguaggi. Di conseguenza, se il linguaggio principale è solo il “contatto fisico”, si ha una caricatura dell’amore. Il problema non è come rispondere a un linguaggio del genere, ma di farlo evolvere. Così che recuperi le altre quattro forme d’espressione. Il solo “contatto fisico” non crea alcuna relazione interpersonale.
Ma questo, purtroppo, è quanto si verifica nella società occidentali. Dove non soltanto si pratica,ma si teorizza la separazione tra eros e amore. Tra il linguaggio fisico e gli altri quattro linguaggi, per dirla con Gary Chapman. Da qui lo slogan “sesso libero”. E, in presenza dell’Aids, “sesso sicuro”. La sessualità è ridotta a merce, con la stessa logica dell’”usa e getta”. È da questa mentalità e prassi che deriva quel diffuso disorientamento che coinvolge soprattutto le giovani generazioni.
È necessario che i giovani si rendano conto dei forti condizionamenti dei mass media e della cultura dominante. Col rischio di non agire più con la propria testa. Non solo non si comportano secondo quanto è insegnato dalla famiglia, dalla parrocchia, ma nemmeno secondo quanto vorrebbero decidere loro stessi. In base alla loro coscienza. Così, facilmente la contraddicono. Si adattano. Seguono la logica del gruppo o del più forte, accumulando disagio e insoddisfazione.
Per non essere condizionati e contrastare i modelli negativi, è necessario maturare forti convinzioni personali. E acquisire un sufficiente senso critico, per poter discernere ciò che è bene e ciò che è male. Quello che aiuta a crescere e maturare e ciò che impedisce il vero amore.
Il riferimento alla comunità cristiana è importante per formare la coscienza. È necessario, però, conoscere il pensiero ufficiale della Chiesa. E non affidarsi a dichiarazioni improvvisate e superficiali. Non mancano testi autorevoli, come il Catechismo dei giovani curato dalla Cei. Testi che non si limitano a riportare le norme morali contro l’autoerotismo o i rapporti prematrimoniali, ma ne indicano il senso ola finalità. Il fine della moralità consiste nel segnalare i comportamenti che favoriscono o, al contrario impediscono la crescita della persona e delle relazioni interpersonali.
Il traguardo della formazione umana, che non è mai compiuta, consiste nel passare dall’amore egoista, che considera tutto in funzione di sé stessi, all’amore oblativo che sa offrirsi all’altro. Che va considerato sempre come un fine. mai come uno strumento di cui servirsi per il proprio interesse. O piacere.                                                                




Don Antonio Sciortino

2 commenti:

  1. le prime righe avrebbero quasi un senso. Ma proprio perché l'amore è e deve essere (per essere un amore sano e duraturi) una ben equilibrata miscela di amore spirituale, amore fisico e "complicità" (intesa come amicizia e sintonia), tentare di sopprimere la prima magari per anni (fino all'ipotetico matrimonio) equivale ad ammazzarlo, l'amore. La castità prematrimoniale poteva andare bene quando si avvertivano gli stimoli sessuali a 14 anni e a 15-16 ci si sposava! Adesso che, se va BENE, ci si rende indipendenti dalla famiglia e si può costruirne una propria (e quindi sposarsi, in chiesa o in comune a scelta) minimo minimo a 28-20 anni... volete DAVVERO farvi 15 anni di castità? Cioè, capisco che per un prete è la normalità (e si vede a cosa porta infatti una castità prolungata -_-), ma... vabbé, lasciamo perdere il resto del commento sennò si scade nello scurrile. E se poi dopo il matrimonio ti ritrovi a letto con una persona che sessualmente non è compatibile? (conosco coppie scoppiate perché incompatibili a letto, sebbene restino ottimi amici anche dopo la rottura della coppia. per fortuna non si erano sposati -_-)

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  2. Ho avuto un’educazione cristiana integralista, con tanto di dopo cresima che sconsiglio ai giovani che non hanno intenzione di prendere i voti e mi sono reso conto dei danni che può fare a livello sessuale e psicologico per le fobie del peccato la dottrina cattolica. La religiosità è un bisogno dell'uomo, ma questo non vuol dire di prendere alla lettera ciò che dicono i sacerdoti e la Chiesa. Lo stesso Cristo era molto critico con i preti di allora che accusava giustamente di metterci molto della "tradizione" cioè delle loro elucubrazioni teologiche oltre delle cose dette dai profeti veri. Probabilmente nella Chiesa Cattolica succede ciò che avvenne ai tempi di Gesù che ritengo fosse una persona straordinaria e probabilmente Dio in persona. Mi sono reso conto che i vangeli, gli atti e le lettere degli apostoli di cui quelle di San Paolo sono le più alte intellettualmente, non sono così sessuofobiche come lo è oggi la Chiesa Cattolica. Di tutte le lettere di San Paolo quelle ai Romani e a Timoteo mi sembrano le più chiare sulla questione. Cristo non fece lapidare la donna adultera e San Paolo consigliava che ogni uomo abbia la propria donna ed ogni donna il proprio uomo per evitare la fornicazione (altrimenti inevitabile) a parte rari casi di castità vera che significa neppure masturbazione. In altre parole, forse i fondatori del cristianesimo contemplavano il bisogno del sesso di molte persone tanto che San Paolo parlava di "Incontinenza" forse utile a far si che il mondo vada avanti e la vita si riproduca. Quindi molte persone se non fanno sesso in coppia si masturbano (è ciò è peggio del sesso in coppia anche dal punto di vista psicologico) e non possono fare altrimenti per cui l’impressione a vedere queste antiche letture e che i discepoli cercavano per tutti la via migliore considerando che anche il sessismo è un problema come confermato dalla scienza, che secondo San Paolo era la seconda fonte di verità dopo la rivelazione profetica autentica. Purtroppo la chiesa Cattolica negli ultimi secoli si è forse dimenticata di questa problematica, cioè dell’incontinenza sessuale, con l'introduzione della castità dei preti che c'è dal 1300 circa (Concilio di Trento), prima non era obbligatoria. Si pensi invece che San Paolo nelle lettere a Timoteo permetteva i voti di castità all’incirca come si intendono ora (che li potevano fare allora solo le vedove) soltanto alle donne di più di sessant’anni; le più giovani voleva che si risposassero proprio per la problematica dell’incontinenza. Invece la Chiesa moderna sembra negare le debolezze e l’esistenza dei bisogni sessuali che invece esistono, come conferma la sessuologia, nella maggior parte delle persone.
    Con questo non penso che vada demonizzata la Chiesa che è portatrice di molti valori ma è fatta di uomini, quindi ritengo che ogni credente debba mantenere sempre alto lo spirito critico e mai negare l'evidenza per una presunta fede perché altrimenti si trasformerebbe in un delirio; in questo ultimo caso è meglio essere Atei convinti. Penso che si debba sempre cercare la via migliore oppure il male minore e non pensare di avere la verità in mano. Quella ce l'ha solo Dio.
    Io la vedo così, poi sono solo un uomo e posso sbagliare!

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